giovedì 4 agosto 2011

Berlusconi: "I mercati sbagliano a giudicare l'Italia"


Berlusconi, è facile credere ai mercati solo quando ti danno ragione. E' più probabile che a sbagliare sia tu. Se accettiamo le leggi dell'economia così come sono, in senso stretto, i mercati non mentono quasi mai. E soprattutto non si lasciano ingannare dagli escamotages tuoi e di Tremonti, come quello di sostenere che l'Italia, nonostante l'altissimo debito pubblico, è solida economicamente grazie al risparmio privato. Non ci crede nessuno. I privati non sono tutti Paperon De Paperoni come te! Bersani direbbe benevolmente: oh ragassi, non siamo mica qui per far stare in piedi i tappeti!

Insomma, per un governo che cammina sul filo e che va avanti a forza di rinvii e proroghe, è una vera disfatta, su tutti i fronti. Eppure incredibilmente questo esecutivo senza dignità ancora non si dimette! Al punto in cui siamo questa sarebbe per loro l'unica soluzione. E invece niente, hanno perso anche quel senso di responsabilità che dovrebbe rappresentare il bagaglio minimo di ogni carica pubblica, politica o istituzionale.

Non c'è verso, quando il potere si autolegittima, solo una forza più grande può obbligarlo a farsi da parte. In questo senso questa crisi forse andrebbe salutata positivamente, come l'unica arma dissuasiva che non lasci sul campo eccessivi spargimenti di sangue. Diciamolo, l'Italia è stata presa di mira dalla speculazione finanziaria perchè questo governo non ha saputo fare il bene del paese, ma solo il proprio; tutto questo ambaradan succede perchè la casta di dimissioni non vuole sentirne parlare, le considera una soluzione improponibile, quasi una bestemmia. E poi, si sa, significherebbe la perdita di un importante privilegio, quello del vitalizio dei parlamentari!

L'attuale situazione italiana ricorda vagamente la Berlino del '45, quando, sul finire della guerra, la famiglia Hitler si asseraglia nel bunker incalzata dall'avanzata russa, preparando il proprio infausto destino, ovvero il suicidio collettivo. Niente resa quindi per questa gentaglia, che resisterà fino alla morte e si porterà dietro, nella sua follia, un intero paese, l'Italia di oggi, così somigliante, per tanti versi, a quella di fine ventennio fascista.

La proposta di soppressione del
vitalizio non passa in Parlamento.
Si va allegramente verso il baratro economico, dopo quello politico e civile, mandando definitivamente a puttane un paese. A quel punto ci resterà almeno una soddisfazione post-mortem, di tipo morale: quella di cacciare a calci nel culo dal Parlamento questa classe politica fallimentare e di incriminarla a pagare i danni della bancarotta a cui ci ha condotto. E così, in barba a Fini, i nostri simpatici onorevoli saranno finalmente costretti a dire addio all'immeritato vitalizio, e non solo a quello, perchè presto non ci saranno i soldi nemmeno per la carta igienica!

Insomma, il vero problema dell'Italia è Berlusconi. E non tanto e soltanto per lui in quanto tale, ma per la baracca politica, fatta di leggi ad personam, privilegi di casta e ingiustizia sociale, che la sua presenza continua tenacemente a tenere in piedi.

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