lunedì 11 luglio 2011

Vieni avanti, Brunetta!

di Piergiorgio Odifreddi

Finalmente, sembra che anche i suoi ritardati colleghi di governo si siano accorti che il ministro Brunetta ha qualche problema in testa. A dire il vero, non solo le persone accelerate, ma anche quelle semplicemente normali, se n’erano accorte già molto tempo fa, vedendo un filmato su YouTube tratto da Matrix del 18 giugno 2008.

In un’intervista a un incredulo Enrico Mentana, il piccolo grande uomo aveva infatti rivelato di avere avuto maiuscole ambizioni: precisamente, di aver voluto vincere il Nobel per l’economia. Il conduttore cercando di salvarlo, osservò: “Spero che stia scherzando”. Ma lui, imperterrito, precisò che era veramente stato nella giusta categoria. Poi, purtroppo, “aveva prevalso l’amore per la politica”. Mentana, attonito, ribattè: “Se no l’avrebbe vinto?”. E Brunetta, serissimo, rispose soltanto: “Sì”.

Articolando poi meglio i motivi per cui credeva di essere veramente stato meritevole del Nobel, Brunetta ne citò due. Anzitutto, l’avere molti amici che il premio Nobel l’hanno veramente vinto, e che non sono molto più intelligenti di lui. E poi, la testimonianza di un giornalista che vent’anni fa aveva scritto sul Corriere della Sera un articolo sui futuri Nobel, citandolo come candidato insieme ad altri tre italiani: nessuno dei quali, a tutt’oggi, ha comunque vinto l’ambito premio.

Naturalmente, ciascuno può avere le ambizioni che vuole. Ma la mancanza di senso delle proporzioni, oltre che delle proporzioni tout court, porta necessariamente a frustrazioni. E se un “cretino” che pensa di essere un Nobel diventa ministro di un governo Brancaleone, solo perchè il presidente del Consiglio ama circondarsi di biondine e di brunette, finisce per poter sfogare queste frustrazioni nella maniera più dannosa e ridicola.

Ad esempio, emanando un “decreto anti-fannulloni”, pur avendo plagiato la propria Microeconomia del lavoro (Marsilio, 1987) dal testo Labour economics di Fleischer e Kniesner (Prentice Hall, 1970). O insultando come esempio della “peggiore Italia” una precaria con due lauree, vincitrice di concorso pubblico, ma non assunta per i perversi meccanismi che proprio il suo Ministero per la Pubblica Amministrazione dovrebbe individuare e sanare.

Quando i tempi torneranno alla normalità, il ministro Brunetta sarà probabilmente ricordato (e dimenticato), insieme al ministro Carfagna, come la punta più bassa raggiunta dalla politica nell’era Berlusconi. Un’era che, proprio grazie a loro,si può appropriatamente identificare come l’era dei nani e delle ballerine al governo.


(7 luglio 2011 - Fonte)

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