domenica 30 gennaio 2011

Siamo greggi di pecore senza più pastori


Signori politici, ormai anche sul federalismo gli italiani non vi filano più!
Il paese è pervaso da sentimenti di ribrezzo, indignazione, tristezza, rabbia.
Ma perchè non smettiamo di andare a votare? Vogliamo ancora continuare a sostenere questa falsa democrazia e falsa rappresentanza?
Faccio una proposta: inondiamo il premier di preservativi durante le sue uscite pubbliche. Sempre che abbia ancora il coraggio di uscire dal suo bunker di Arcore, visto che ultimamente comunica quasi esclusivamente attraverso videomessaggi.
L'unico ad avere in mano la carta vincente è Napolitano, ma non la gioca: l’articolo 88 della Costituzione, che gli permetterebbe di sciogliere le Camere anche in assenza di una formale crisi di governo. E potrebbe decidere di “nominare” (consultati i presidenti di Camera e Senato) il presidente del Consiglio e, su sua proposta, i ministri. Poi decide il voto del Parlamento. In mancanza di maggioranza, decide il popolo, nelle urne.
Ma quando si deciderà il nostro Presidente della Repubblica a passare dalle parole ai fatti? Cosa deve succedere ancora in questo martoriato paese?


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L'UCCELLO PADULO

Mentre gli italiani sono ipnotizzati dai giornalisti del bunga bunga e dalle intercettazioni a base di culi flaccidi, il fallimento economico del Paese è alle porte. Alla conferenza di Davos si sprecano le scommesse su un nostro possibile default. L'ultimo salvagente di Tremorti è realizzare l'equazione: debito pubblico = risparmio privato. Non ne ha mai fatto mistero. Il Paese con la tassazione più alta d'Europa vuole andare oltre. Le tasse federali sono alle porte e retroattive, l'unico vero successo della Lega che amministrerà le casse delle amministrazioni locali.

Si sente nell'aria un suono che prende la forma dell'uccello padulo, quello del fischio della patrimoniale secca. Hanno mandato avanti Giuliano Amato. Un tizio che entrò direttamente nei nostri conti correnti con un prelievo del 6 per mille. Amato fa parte di quel partito socialista che fece esplodere il debito pubblico, operazione continuata con diligenza da parte di Berlusconi, il successore di Bottino. Amato propone un prelievo di 30.000 euro a un terzo dei contribuenti, i più ricchi, per salvare il Paese. Una misura che colpisce chi paga le tasse, ma non i grandi patrimoni. Chi ha pagato, pagherà di più. Forse dovrà fare un mutuo o ipotecare l'appartamento. Si dice:"Ma è per la salvezza della Nazione! Chi più ha, più deve dare". In principio questo ragionamento non fa una grinza, ma gettare nella fornace di un debito pubblico che cresce di 100 miliardi all'anno il prelievo della patrimoniale senza misure strutturali (l'abolizione delle Province e l'accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti, ad esempio) servirà solo a punire coloro che le tasse le hanno pagate fino all'ultimo centesimo. Con che faccia può farlo un governo che ha varato lo Scudo Fiscale con la tassazione al 5% dei patrimoni completamente evasi? Un ministero dell'Economia che invia cartelle puntigliose per dichiarazioni errate per 40/50 euro e non intacca minimamente i 100 miliardi di evasione annui? Tremorti dovrebbe dovrebbe mandare un biglietto di ringraziamento ai contribuenti fedeli, fargli uno sconto sulla prossima dichiarazione.

Dallo scorso anno qualche milione di dipendenti pubblici ha lo stipendio congelato, l'inflazione non li aspetta e ogni mese perdono qualcosa (come Anna nella canzone di Dalla). Chi oggi ha meno di 50 anni in pensione non ci andrà mai, se ci riuscirà sarà un miracolo o un raccomandato o un consigliere regionale o un deputato. Siamo oltre la frutta e l'ammazzacaffè, stiamo sparecchiando la tavola e lo Stato si prepara a raccogliere le briciole da sotto il tavolo.


Fonte

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