martedì 27 novembre 2012

Raúl Castro: "Hay que seguir adelante, al ritmo que decidan los cubanos"

Pubblicato in data 26/lug/2012

Palabras pronunciadas por el Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros General de Ejército Raúl Castro, en ocasión del aniversario 59 del Asalto a los Cuarteles Moncada y Carlos Manuel de Céspedes.


domenica 25 novembre 2012

UE COME URSS? EURO COME RUBLO?


Destino Eurozona: farà la stessa fine dell'Unione Sovietica?

Non è vero che un crack dell'euro non avrebbe precedenti. Gli esperti fanno notare come il rublo sia stato fino al 1992 una moneta unica per 15 paesi fino al 1992. Poi, l'uscita di scena di quasi tutti. E una crisi durata 10 anni.

Analogia tra Unione europea e Urss. Quando il dissolvimento dell'Unione sovietica può rappresentare un precedente per l'euro?

New York - Siamo sicuri che non ci sia un precedente per un eventuale crack dell'Eurozona? Gli esperti si interrogano e arrivano a una conclusione: il precedente esiste e porta il nome di Unione Sovietica. Fino al 1992, infatti, il rublo è stato una moneta unica per ben 15 stati. Due anni più tardi, i deficit fuori controllo e l'iperinflazione affossarono l'intero blocco. Il risultato è stato che il rublo ha finito con l'essere utilizzato solo da due stati membri dell'Urss. Il paragone tra i due blocchi, Unione europea in generale e Urss, è sempre più preso in considerazione non tanto dagli economisti, ma dagli storici. E quello che ne esce fuori è un outlook ancora peggiore rispetto a quello che viene dipinto dai primi. L'esperienza sovietica - afferma in una intervista a Bloomberg Harold James, professore di storia presso l'Università di Princeton - ci comunica che un'uscita come quella provocherebbe confusione, perdita nei redditi e inflazione, ed è giusto che gli investitori siano spaventati. Non si tratta affatto di una buona analogia, visto perchè gli stati Urss hanno sofferto problemi molto forti per gli interi anni '90". Gli storici non negano che il numero di differenze tra l'Urss e l'Ue sia maggiore rispetto a quello delle similitudini.

Tuttavia, ribadiscono, ci sono paralleli che potrebbero essere utili nel valutare la crisi dei debiti. Sia il blocco europeo che quello sovietico sono stati costruiti in risposta a un trauma collettivo. "I due paesi hanno perso una generazione che ricordava cosa l'unione fosse, una forma di esperienza collettiva - spiega Ivan Krastev, presidente del Centro per le Strategie Liberali a Sofia, parlando come l'altro esperto, nel corso di una intervista rilasciata a Bloomberg - L'Unione sovietica fu formata dopo la prima e la seconda guerra mondiale". Anche "l'Unione europea venne fondata sulla base di una visione ideologica - avendo le sue radici nel Trattato di Roma del 1957, concepito per "gettare le basi per una unione più considata", ricorda Mark Mazower, direttore del Centro per la Storia Internazionale presso la Columbia University di New York , e di fatto, un'uscita eventuale della Grecia dal blocco dell'euro metterebbe in forte discussione la stessa ragione d'essere dell'Ue.

In Unione sovietica, tutto cambiò quando la Repubblica sovietica, guidata da Boris Yeltsin, dichiarò la propria sovranità nel giugno del 1990. Fu il primo passo della dissoluzione di una federazione che includeva 286 milioni di abitanti, rispetto ai 331 milioni di persone che vivono attualmente in Eurozona. Allo stato attuale delle cose, oltre alla Russia, la Bielorussia è l'unico stato sovrano che vende bond denominati nel rublo russo. La lezione per l'Unione europea è che dovrebbe continuare a guardare con attenzione a quello che sta facendo la Germania, e iniziare "a concepire un'Eurozona più piccola, o a due velocità ", torna a parlare Krastev. "La disintegrazione non avviene perchè ognuno vuole andare per la sua strada - ha precisato - ma avviene nel momento in cui le autorità politiche considerano l'opzione di dar vita ad un'unione più stretta e ottimale. La crisi (europea) sta già riducendo i confini della solidarietà. I confini dell'Ue saranno rinegoziati".


di WSI - 8 giugno 2012
Pubblicato da Silvia - Fonte

Stati Uniti: I cittadini di 50 Stati chiedono la secessione da Washington


di LUCA FUSARI

A pochi giorni dalla nottata elettorale presidenziale 2012 che ha visto la rielezione di Barack Obama per altri 4 anni alla Casa Bianca, gli Stati dell’Unione sono in fibrillazione, una fibrillazione spontanea al momento ancora covata sotto le ceneri, che però da almeno 150 anni non si registrava sul suolo americano.

Sabato 10 Novembre 2012, i cittadini di 15 Stati (Louisiana, Texas, Montana, North Dakota, Indiana,Mississippi, Kentucky, North Carolina, Alabama, Florida, Georgia, New Jersey, Colorado, Oregon e New York),  hanno depositato le petizioni da consegnare all’amministrazione Obama per chiedere il ritiro pacifico dei loro Stati dall’Unione al fine di darsi un loro indipendente assetto di governo.

Come spiega il sito Examiner, affinché le petizioni siano prese in considerazione dall’amministrazione Obama come richiesta, la legge statunitense prevede che ad un mese dalla data di presentazione della petizione, queste abbiano raccolto 25.000 firme; una petizione non è ricercabile sul sito della Casa Bianca fino a quando non sono state raccolte almeno 150 firme dai promotori.

Alabama, Florida, Tennessee, Georgia, Louisiana e il Texas hanno raccolto le 25mila firme necessarie, ergo Obama dovrà affrontare e dar risposta alla richiesta di secessione ufficialmente sollevata dai promotori. A seguito del clamore sollevato anche sui massmedia americani dall’iniziativa popolare dei primi 15 Stati iniziali, se ne sono aggiunti altri 35:  Arizona, Arkansas, California, Illinois, Michigan, Missouri (1,2),  South Carolina, Tennessee, Virginia, Wisconsin, Ohio, Kansas, West Virginia, Nebraska, Utah, Alaska, Pennsylvania, Wyoming, Oklahoma, Nevada, Delaware, New Hampshire, Idaho, Rhode Island, South Dakota, Massachussets, Vermont, Stato di Washington New Mexico, Minnesota, Maine, Connecticut, Maryland, Iowa, Hawaii.

La geografia dell’area potenzialmente secessionista non si limita alla sola area della storica Confederazione degli Stati Americani di Jefferson Davis e del generale Robert Edward Lee, benché anche la dinamica degli eventi  parrebbe rievocare a parti opposte quanto accadde prima dello scoppio della Guerra Civile americana (1861-1865), con tanto di reincarnazione di Lincoln e non solo in celluloide.

In molti potrebbero bollare e ridurre tale iniziativa come la reazione “stravagante e folkloristica” di sparuti gruppi di individui, a torto facilmente accusabili a priori di essere “xenofobi e razzisti”, i quali da bastian contrari di fronte all’esaltazione collettivista massmediatica promossa dalla riconferma del comandante in capo nello Studio Ovale, minacciano addirittura la secessione. In realtà, tali petizioni non sono il parto di un manipolo di razzisti suprematisti bianchi del Ku Klux Klan. Se la data di presentazione post-elettorale delle petizioni appare non casuale (utile forse per attirare umoralmente gli scontenti alla loro firma), è anche vero che i recenti dati delle presidenziali non sono in sé direttamente una prova di un legame automatico tra la volontà secessionista dei firmatari, la loro connotazione politica e quella dell’intero Stato di appartenenza. Obama ha vinto in Colorado ed Oregon, così pure nello Stato di New York, nel New Jersey e in California, che non sono Stati del Sud né certamente tacciabili come pregiudizialmente razzisti per la loro storia passata;  le successive richieste di secessione da altri Stati dell’Unione dimostra come il fenomeno non si limiti al Dixieland.

I primi a chiedere lo scioglimento del proprio vincolo con gli Stati Uniti  sono stati i cittadini della Louisiana, citando la Dichiarazione d’Indipendenza affermante che è diritto del popolo sciogliere e formare un nuovo governo, quando quello vigente non rispetta il consenso dei governati: «Quando nel corso degli eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro ed assumere tra le potenze della terra, il separato ed uguale statuto a cui le Leggi della Natura e di Natura Dio gli danno diritto, è conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che esso renda note le cause che lo costringono a tale secessione».

La petizione dell’Oregon,  afferma che lo Stato vuole restare un alleato degli Stati Uniti e possibilmente votare per rientrare nell’Unione solo una volta che «i cittadini dell’Oregon percepiranno il governo federale come non più imponente, ovvero un governo tirannico che non ha interesse per il futuro dei bambini dell’Oregon».

Leggendo la petizione ad esempio del Texas (Stato da sempre propenso a staccarsi dall’Unione, come non nascose in tempi recenti il suo attuale Governatore, il Repubblicano Rick Perry) si dichiara che: «Gli Stati Uniti continuano a soffrire le difficoltà economiche derivanti dalla negligenza del governo federale di riformare la spesa interna ed estera. I cittadini degli Stati Uniti soffrono di abusi evidenti dei loro diritti, come il NDAA, il TSA… Dal momento che lo Stato del Texas mantiene un bilancio in pareggio ed è la 15° più grande economia del mondo, è praticamente possibile per il Texas ritirarsi dall’Unione proteggendo i suoi standard di vita e i suoi cittadini, ri-proteggendo i loro diritti e le loro libertà in conformità con le idee originali e le credenze dei nostri Padri fondatori che non sono più il riferimento del governo federale».

Ma quali sono le idee originali e le credenze dei Padri fondatori a cui si riferisce la petizione? Non certo il ripristino della schiavitù, ma semmai il ripristino delle idee di Thomas Jefferson di decentramento federale dei poteri ai singoli Stati e ai loro cittadini, attraverso referendum locali e un più ravvicinato controllo sull’apparato statale, instaurando un governo minimo costituzionale, rispettoso dei diritti naturali di vita, scelta e proprietà dei suoi abitanti; tutto ciò che oggi è percepito assente a causa del dirigismo economico centralista imposto da Washington D.C sotto varie presidenze sia repubblicane che democratiche.

Obama con i salvataggi bancario-finanziari a Wall Street e all’industria dell’auto, e con il programma di assicurazione sanitaria obbligatoria (Obamacare) ha imposto a dispetto del X° emendamento della Costituzione (affermante che:  «i poteri non demandati dalla Costituzione agli Stati Uniti, o da essa non vietati agli Stati, sono riservati ai rispettivi Stati, o al popolo») scelte autocratiche a livello federale ai singoli Stati dell’Unione e ai loro residenti. Scelte che possono definirsi liberticide in nome della sicurezza nazionale, dell’uguaglianza e della lotta al terrorismo sulla scia di George W. Bush come ricordato nella petizione texana.

La sua larga riconferma alle urne non deve ingannare, a differenza di quanto narra la propaganda sinistrata dei massmedia tra le due sponde dell’Atlantico, gli americani che non sono persuasi del suo operato restano la maggioranza della popolazione, al di là della sconfitta subita da Romney (un candidato poco convincente, il quale non ha fatto il pieno di voti neppure nel suo stesso partito tra i Tea Party, i fiscal conservative e i libertari).

http://cache.gawker.com/assets/images/gawker/2008/11/obama-abe.jpgGli Usa dopo le recenti elezioni si confermano un Paese al suo interno profondamente diviso sul piano delle idee e delle proposte da adoperare per uscire dalla crisi: libero mercato e concorrenza tra Stati dell’Unione o pianificazione omologante ad opera del governo federale? Tali divisioni emergono a maggior ragione con la sconfitta dei Repubblicani, i quali hanno perso gran parte della loro capacità di attrazione e dirottamente delle istanze del Profondo Sud e della classe media statunitense all’interno di schemi consolidati di sistema a fronte di un Partito Democratico che è divenuto negli ultimi cent’anni un partito geograficamente nordista dedito a quel “sistema americano” di Big Government e consociativismo con lobbies della finanza e dell’industria, avversato nel XIX secolo proprio dai sudisti Democratici oppositori di Lincoln in quanto corporativista e non sostenibile senza tasse e protezionismo.

Gli elettori stanno capendo prima di altri che l’attuale sistema statunitense è uno status quo privo di prospettive reali di cambiamento in meglio, esso tende semmai solo a peggiorare producendo più tasse, più spesa pubblica clientelare e meno libertà economiche individuali.

Gli Usa hanno una disoccupazione ufficiale a poco meno dell’8% (ma in realtà usando i parametri degli anni ’80 è al 22%), un dollaro svalutatosi del proprio potere d’acquisto del 95% in un secolo e un debito federale di 16 miliardi di dollari insostenibile e a rischio futuro downgrade da parte delle agenzie di rating. Se entro il prossimo 31 Dicembre Repubblicani e Democratici non si metteranno d’accordo sul fiscal cliff, scatteranno tagli automatici alla spesa e aumenti feroci delle tasse, oltre alle nuove tasse preannunciate dal presidente (Carbon Tax), a cui potrebbe far seguito il mancato rinnovo del Tax Relief Act (l’estensione, per due anni, dei tagli fiscali voluti, a suo tempo, dall’amministrazione di George W. Bush) per ripianare i buchi di bilancio. Il  Budget Control Act (voluto dai Repubblicani all’indomani della loro vittoria al Congresso, che impone una serie di tagli alla spesa pubblica delle agenzie governative, predisposte per scattare automaticamente nel caso il debito superi un tetto predefinito) potrebbe anch’esso saltare a causa del keynesismo bipartisan post-elettorale rendendo vana la stretta fiscale imposta ai contribuenti, con un calo del PIL dal -1/-2,5% nel 2013 che affosserebbe ulteriormente l’economia a stelle e strisce.

Benché siano assai poche al momento le possibilità che tutte le petizioni abbiano un immediato successo sia in termini di numeri raccolti a norma di legge che quale suo seguito (non solo consensuale), non è detto che in un prossimo futuro non possano acquisire a livello politico (nelle legislature nei singoli Stati) e sui social network, una loro rilevante popolarità ed influenza generando movimenti grassroot mainstream di protesta secessionista ed indipendentista dall’Unione così come venutisi a realizzare negli ultimi anni con i Tea Party ed Occupy Wall Street.

In ogni caso le firme fin qui raccolte vanno lette come un interessante segnale, un termometro sociale già da tempo oggetto di discussione in sede storiografica e in curiose analisi sociologiche, che il governo federale e l’establishment dei due principali partiti farebbe bene a non sottovalutare, la secessione quale opzione di libertà estrema senza compromessi è ancora oggi valida e viva nelle menti, nei cuori e nei portafogli di molti americani.


Fonte

Cosa sta distruggendo l'iniziale nobile progetto dell'Unificazione Europea?


Nell'ultimo mezzo secolo la maggior parte degli stati europei, chi piu' chi meno, s'è fatta invischiare in un grave fatidico errore: quello di strizzare l'occhio, anzi entrambi gli occhi, allo spietato capitalismo consumistico e finanziario americano, un errore cresciuto a dismisura soprattutto dopo il disfacimento dell'impero sovietico, col crollo del muro di Berlino e il colpo di stato che destituì Gorbaciov a favore di quell'alcolizzato di Boris Yeltsin.

Ancora oggi la maggioranza dell'intellighenzia politica europea e italiana è intrisa delle 2 maggiori ideologie che permearono la seconda metà del '900, ai tempi della guerra fredda, oggi quasi del tutto obsolete: quella marxista comunista sovietica e quella libertaria capitalistica americana, le quali, seppure apparentemente contrapposte, avevano tuttavia un macroelemento in comune: l'idea che gli Stati, piu' grandi sono e meglio è. Oggi abbiamo capito che non è così.

Abbiamo sperimentato che l'apparente utopia del marxismo-leninismo è tale solo se la si applica col paraocchi e si tenta di realizzarla su larga scala, con la forza, il militarismo, la dittatura.
Ma se il comunismo viene realizzato in stati di piccole dimensioni a democrazia diretta, come ad esempio Cuba, con la necessaria elasticità il modello funziona egregiamente. Ciò non esclude a priori un'impegno politico di tipo internazionalistico di stampo marxista-leninista di questi stati, ma occorre soprattutto una politica estera di interscambio solidale, d'impegno effettivo, costruttivo, non solo a parole, a favore della pacifica convivenza.
 
Altro che WTO, altro che Stati Uniti d'Europa! Per realizzare positivamente nel mondo un buon grado di giustizia sociale di ispirazione marxista, occorre creare stati indipendenti di piccole dimensioni che siano autosufficenti il piu' possibile sul piano economico e autosussistenti in quanto al loro welfare. Tanto piu' si impara a fare ordine e pulizia in casa propria, tanto piu' ci si puo' dedicare ad aiutare gli altri a fare lo stesso, nel rispetto reciproco delle peculiarità nazionali.

(Giorgio Santi) 

mercoledì 21 novembre 2012

Bloquea Facebook nueva aplicación para Cuba

La red social Facebook ha decidido bloquear para Cuba la aplicación NetworkedBlogs.

La red social Facebook, emblema norteamericano de la llamada “libertad y democracia” ha decidido bloquear para Cuba la aplicación NetworkedBlogs, mediante la cual se facilita la proyección de blogs a través de la red social. Con esta aplicación se puede dar a conocer un blog, seguir otros, leer blogs de seguidores, conocer los que los amigos sigan en Facebook y muchas otras funciones, y ahora, cuando un usuario cubano accede, el famoso buscador Google se encarga de comunicarle que el servicio no está disponible.

Elegidos en Cuba todos los delegados del Poder Popular

Con los resultados de las votaciones del domingo en tres municipios de Santiago de Cuba, se completaron los 14 mil 537 delegados a las 168 asambleas municipales del Poder Popular en todo el país. Computados y verificados los datos de la jornada, según informó Rubén Pérez Rodríguez, secretario de la Comisión Electoral Nacional, concurrieron a las urnas 82 mil 675 electores, el 81,16% de los más de 100 mil registrados en las 89 demarcaciones santiagueras envueltas en los comicios el domingo último.

Condena Movimiento Cubano por la Paz ataques a la Franja de Gaza

El Movimiento Cubano por la Paz y la Soberanía de los Pueblos, reiteró la víspera su condena a la brutal escalada de violencia y muerte por la masacre de Israel contra los palestinos en la Franja de Gaza. En una declaración difundida a la prensa, la organización no gubernamental proclamó su enérgica condena a estos actos criminales, y alertó que es posible alcancen magnitudes similares a la operación Plomo Fundido, que hace cuatro años causó allí cerca de mil 400 víctimas, la mayoría población civil.

Someterá Duma Rusa a votación documento sobre cese del bloqueo económico a Cuba

La Duma rusa someterá hoy a votación una declaración sobre la necesidad del cese del bloqueo económico de Estados Unidos contra Cuba, en la que llama a los parlamentos del mundo a redoblar los esfuerzos hasta su eliminación. En un anuncio a la prensa respecto a la agenda parlamentaria de este martes, el titular de la Cámara baja, Serguei Naryshkin, explicó que los diputados examinarán la iniciativa presentada por el Comité de Relaciones Internacionales.

Llega más ayuda humanitaria a Santiago de Cuba

Una carga de alimentos enviada por organizaciones católicas de Estados Unidos llegó ayer a Santiago de Cuba, en gesto solidario con la provincia, devastada por el paso del huracán Sandy por el oriente de la Isla. María Luisa Bueno, delegada del Ministerio de Comercio Exterior y la Inversión Extranjera en el territorio santiaguero, recibió la carga de ayuda humanitaria que trasladó un avión Conver 440 que realiza operaciones en el Caribe.

Asistirán más de 340 delegados a foro por los Cinco Héroes en Holguín

Más de 340 delegados de 47 países de todos los continentes, así como los embajadores de naciones de habla hispana del ALBA y Haití participarán en Holguín en el VIII Coloquio Internacional por la liberación de los Cinco Héroes y contra el terrorismo. El foro, que será inaugurado el venidero 28 de noviembre, concluirá el primero de diciembre, y según se conoció los participantes llevarán su solidaridad a los pobladores de cinco municipios holguineros afectados tras el paso del huracán Sandy el 25 de octubre último.

Denuncia Cuba en Ginebra permanencia del bloqueo estadounidense contra la isla

Cuba denunció este lunes ante la Organización Mundial del Comercio que Estados Unidos insiste en mantener el bloqueo, a pesar de los reiterados reclamos de la comunidad internacional de levantar esa injusta política. Al intervenir ante el Órgano de Solución de Diferencias de la organización, la consejera cubana ante los organismos internacionales con sede en Ginebra, Nancy Madrigal, recordó que el pasado 13 de noviembre, 188 países votaron en la ONU por el fin del cerco económico contra la Isla, pero Estados Unidos continúa desconociendo la justa reivindicación de la comunidad internacional.

Comienza campaña de vacunación contra gripe estacionaria

Desde hoy y hasta el 15 de diciembre recibirán una dosis única inyectable unas 150 mil personas mayores de 85 años y la población de otras edades incluidas en los grupos de mayor vulnerabilidad, explicó María Josefa Llanes Cordero, responsable del Programa Nacional de Control de Infecciones Respiratorias Agudas del MINSAP. Resaltó también que las provincias más afectadas por el huracán Sandy, fundamentalmente Santiago de Cuba, Guantánamo y Holguín, desarrollarán estrategias particularizadas.

Reconocen en Villa Clara recuperación de agricultura urbana

Los trabajos realizados en Villa Clara para recuperar los huertos y organopónicos luego del cruce del huracán Sandy por Cuba fueron reconocidos por funcionarios del Grupo Nacional de la Agricultura Urbana y Suburbana. Esmeralda Acosta, al frente del equipo que evaluó los 13 municipios del territorio, destacó la reposición del sustrato en las cámaras, renovación de los agentes biológicos destinados al control de plagas, y la agilidad en el reemplazo de las siembras para continuar la producción.

Fonte: radiorebelde.cu

Befera...hai voluto il redditometro? Ora aggiungi il politometro!


Premessa: sono contro l'evasione fiscale e ritengo che gli evasori vadano perseguiti, in particolare i grandi evasori, ad esempio quelli protetti dallo Scudo Fiscale del Pdl/pdmenoelle con l'obolo del 5%, i cui nomi dovrebbero essere resi pubblici dal Tesoro

La dichiarazione dell'Agenzia delle Entrate odierna chiama in causa 4,3 milioni di famiglie che potenzialmente evadono il fisco. Lo afferma lo staff di Befera, in virtù di un algoritmo, "il redditometro", che valuta entrate e spese. In sostanza, se uno spende più di quanto guadagna, potrebbe dover dimostrare dove ha preso i soldi. In Italia, come sanno anche i cani, molte famiglie vivono di prestiti dei parenti per sopravvivere o attingono ai risparmi. Sono anche loro potenziali evasori? Quello che disturba non è la lotta all'evasione in sé, ma l'accanimento mediatico, nel voler far passare gli italiani come popolo di evasori, come se la causa del disastro economico, di cui non si vede la fine, non sia attribuibile al debito pubblico, alla corruzione, alla totale incapacità e rapacità nell'amministrare la cosa pubblica. Dopo la guerra agli scontrini negli agriturismi e sul Ponte Vecchio di Firenze, senza nel contempo dare alcuna incentivazione ai piccoli commercianti, incuranti che i negozi stanno chiudendo a decine di migliaia, viene ora introdotta la presunzione di reato affidata a un programma. Befera ha garantito che entrerà in funzione a gennaio 2013 e che "Noi lo adopereremo con la massima cautela e soltanto per differenze eclatanti tra le spese e i redditi dichiarati". Cioè? Chi decide? Su che base? Con quali regole? Che vuol dire "massima cautela"? Che significa "differenza eclatante?". Il risultato è che nessuno, anche se disoccupato, spenderà, o dichiarerà più nulla, per non finire sul banco degli imputati.
Vorrei integrare la proposta del redditometro con il "politometro". Uno strumento che valuti la differenza tra ricchezza posseduta dai politici e dai funzionari pubblici dall'atto della loro nomina nell'arco degli ultimi vent'anni. Non è difficile realizzare un'applicazione che faccia la differenza tra patrimonio attuale (P2), patrimonio iniziale (P1) più il reddito ufficialmente percepito nel periodo (C). Quindi il risultato, che chiameremo Z, sarà dato da Z = P2 - (P1 + C). Se Z sarà superiore a 0, escludendo partite straordinarie come eredità o vincite al Superenalotto, la differenza dovrà essere restituita alle casse dello Stato con l'aggravio fiscale del 60%. Il politometro potrebbe essere applicato dalla prossima legislatura. Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere.


Fonte: beppegrillo.it

giovedì 15 novembre 2012

Hugo Chávez: salud, vivienda, educación universitaria y pleno empleo

Pubblicato in data 04/ott/2012

Con una espectacular concentración que llenó de pueblo las principales arterias del centro histórico de esta capital, el presidente de Venezuela, Hugo Chávez, cerró la campaña electoral por su reelección.


sabato 10 novembre 2012

Zeitgeist Addendum doppiato in Italiano

Caricato in data 18/gen/2011

http://litaliasecondome.blogspot.com
http://zeitgeistitalia.org
Il film ha vinto nel 2008 il premio Best Feature Artivist Spirit all'Artivist Film Festival di Los Angeles.
Il film discute riguardo al sistema della Federal Reserve negli Stati Uniti, della CIA, delle corporation americane e altro, concludendo con la presentazione del Venus Project, creato dall'ingegnere sociale Jacque Fresco. In accordo con Peter Joseph, il film ha come scopo di localizzare le radici della dilagante corruzione sociale, offrendo allo stesso tempo una soluzione. In conclusione Addendum sottolinea il bisogno di eliminare ogni barriera che divide gli uomini e individua i passi concreti da fare per indebolire il sistema monetario.




VIDEO DEDICATO A CHI CREDE CHE COMPLOTTISMO E TEORIE COSPIRATIVE SIANO SOLO FAVOLETTE PER MANIACI OSSESSIVI. E INVECE E' UNA REALTA', UN MOSTRO SPIETATO, CORROTTO, POTENTE E INSAZIABILE CHE SI CHIAMA IMPERIALISMO CAPITALISTICO AMERICANO, DIVENTATO NEL TEMPO SEMPRE PIU' AVIDO E SANGUINARO.

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