mercoledì 8 giugno 2011

I 'TEATRINI' DI GIULIANO FERRARA E GLI 'STREGATI' DAL CAVALIERE

NO, NON E' UN FOTOMONTAGGIO! Tra Belpietro e Ferrara c'è un
vero fantoccio di cartone raffigurante Berlusconi, il quale non era
presente di persona (ma solo in spirito) al teatro Capranica di Roma
alla conferenza dei suoi sostenitori. D'altronde, l'apporto del premier
all'Italia è come quello di questo fantoccio: nullo o del tutto illusorio.

Giuliano Ferrara deve averci preso gusto agli applausi dal vivo, visto che si è inventato il modo di avere una platea tutta per lui, di gente che la pensa come lui e che, come lui, è ossequiosamente e pedissequamente prona al Cavaliere. Così, dopo le mutande stese al 'Dal Verme', sembra che i 'teatrini' di Giuliano stiano continuando con un certo successo. E ieri è stata la volta del cinema Capranica...Che Ferrara voglia seguire le orme di Grillo? Chissà perchè, queste specie di 'convention' mi fanno subito venire in mente gli applausi registrati di certe trasmissioni televisive. Certo, il pubblico che vi partecipa ha deciso autonomamente di farlo, anche questa è libertà. Ma quello che non vedono è l'inganno che ci sta sotto: si tratta di una libertà illusoria, stregata dal carisma di un capo, dalla sua presenza che aleggia nell'aria e nelle menti degli astanti (come il fantoccio di cartone in doppiopetto che surroga la reale presenza in teatro del Cavaliere), ottenebrandoli con la promessa di vantaggi personali e ricchezze garantite a pochi eletti...Io lo chiamerei piuttosto lavaggio consenziente del cervello, ma tant'è. Ci fosse stato almeno un dibattito, un litigio, che francamente mi sarei aspettato tra la Mussolini e la Santanchè, visti i trascorsi. Niente, sembrava un congresso di subagenti. Una parte dei relatori, la maggiore, mirava a galvanizzare il premier, avendolo visto un po' spento ultimamente, altri azzardavano addirittura una critica. Tutti, comunque, assolutamente convinti della bontà del sistema politico piramidale introdotto da Berlusconi, dove fideisticamente si proclama che il monarca assoluto può essere solo lui e nessun altro. Un patetico teatrino di cortigiani più realisti del Re. Il sistema verticistico creato da Berlusconi non è tanto lontano dal sistema di distribuzione del potere pre-medioevale: i privilegi vanno dal principe ai vassalli, poi ai valvassori, ai valvassini e infine arriva alla plebe, che è l'ultima ruota del carro. O, per fare un esempio più moderno, questo berlusconismo ricorda un po' il multilevel marketing, un sistema di vendita o distribuzione più comunemente conosciuto come catena di Sant'Antonio: i primi che arrivano si prendono il grosso della posta, ai secondi vanno solo le briciole e tutti gli altri addirittura ci rimettono.
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Ferrara riunisce in un cinema di Roma «i liberi servi» di Berlusconi per rilanciarlo

Una «libera adunata, per il caro amico Silvio». Questo è il senso - e il titolo - della riunione pubblica al cinema Capranica di Roma organizzata dal direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, che con questa mattinata ha lanciato un invito al premier a rilanciare la sua figura, il suo ruolo nel Pdl e il Pdl stesso. Senza negare, tuttavia, che «la botta è stata grossa», ha esordito Ferrara, riferendosi all'esito delle elezioni amministrative, soprattutto a Milano e Napoli.

Accanto a lui sono intervenuti il direttore di Libero, Maurizio Belpietro, il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, il direttore del Tempo, Mario Sechi, Vittorio Feltri, ma anche esponenti vicini alla sinistra come Piero Sansonetti, Ritanna Armeni e Marina Terragni. Fra le poltrone, anche i volti di Daniela Santanchè, il ministro Renato Brunetta e il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Era anche stato ipotizzato un intervento dello stesso Berlusconi, che alla fine, però, non c'è stato.

L'invito di Ferrara: «Berlusconi deve fare il premier, non espugnare le Procure»


Ferrara ha aggiunto che Berlusconi «non può continuare a comportarsi come il capo di una minoranza o come l'uomo che vuole espugnare le Procure», non può perché «è il presidente del Consiglio e deve rivolgere la sua attenzione al Paese e al Parlamento». Però, ha detto Ferrara rivolgendosi al premier, «non devi abbandonarti a noiosissimi monologhi di cui il Paese si è stufato», ma deve aprirsi al confronto, con una nuova campagna di contraddittorio con la stampa, facendosi intervistare. Altrimenti, ma Ferrara non è così diretto, si perde, consensi e voti, nel Paese e anche nel proprio movimento.

Il tema delle primarie

 
Il direttore del Foglio ha poi rilanciato le primarie per il Pdl, da svolgersi fra il 1° e il 2 ottobre «con un regolamento semplice» e invitando anche altri esponenti del Pdl, come il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, a farsi avanti.
E «rifondare la Dc, finché lo dice Cirino Pomicino va bene, ma quando lo dice Claudio Scajola, un capo del partito di Berlusconi, è cosa strana», ha proseguito. E qui, la platea di berlusconiani del Capranica ha dato il primo segno di sé: qualcuno dall'ultima fila al nome di Scajola ha urlato «espulsione», ma queste cose, lo ha rimbrottato Ferrara, «non si usano più».

D'accordo con le primarie, ma non per definire la leadership, si è detta il ministro della Gioventù Giorgia Meloni: «Bisogna spalancare le finestre del Pdl all'aria fresca della partecipazione popolare con le primarie a tutti i livelli e con i congressi locali», ha detto dal palco del Capranica, sottolineando che «sarebbe invece sbagliato parlare di primarie per la leadership, perché l'unica cosa certa che abbiamo in questo momento è la leadership di Berlusconi. Ma per il resto, per la vocazione popolare del nostro partito, è necessario che la partecipazione dal basso sia assicurata. E per questo credo che vada introdotto il meccanismo delle primarie a tutti i livelli».


Secondo Meloni inoltre, «il Pdl non può parlare di meritocrazia senza mettere mano all'attuale legge elettorale con la quale i parlamentari vengono nominati dalle oligarchie di partito. Una riforma della legge elettorale che dia ai cittadini la possibilità di scegliere non è più rinviabile».

Sulla stessa linea l'intervento del ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan: «A me le primarie piacciono, sono un'occasione per discutere e per confrontarsi, magari anche per litigare. Bisogna farle a tutti i livelli, purché non diventino un meccanismo di potere dei signori delle tessere e si metta in discussione l'essenza stessa del Pdl che è la leadership di Silvio Berlusconi». «Del resto - ha aggiunto - chi potrebbe mai essere quel pazzo che si candida alle primarie contro Berlusconi? Io no di certo...».


Fonte:  ilsole24ore.com

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