lunedì 29 novembre 2010

Yoani Sanchez, la più “paparazzata” dalla polizia cubana

Quando si diventa famosi come la blogger Yoani Sanchez, al di la del come lo si diventi, non bisognerebbe saper sopportare qualche inconveniente, come la perdita parziale della privacy? Se poi si diventa protagonisti di un complotto internazionale ai danni del proprio paese, beh, allora un certo controllo da parte della polizia è il minimo che ci si puo’ aspettare.

Noi cubani, almeno la maggior parte, quando leggiamo o ascoltiamo le parole di Yoani Sanchez, tratteniamo a stento una forte reazione. Lo sdegno e la rabbia inevitabilmente montano, suscitate dal disfattismo insito in quelle parole. Forse proviamo anche un senso di tradimento simile a quello che prova un genitore nei confronti di un figlio irriconoscente. A lei probabilmente associamo anche la colpa dell'insensibilità in relazione alle sofferenze e alle conquiste di un intero popolo, di fronte ad un amor patrio volutamente infangato e calpestato.

Yoani Sanchez, in un recente articolo, critica i controlli che la polizia cubana attuerebbe nei confronti di chi critica apertamente il regime castrista e di tutti coloro che, come lei, si definiscono dissidenti. Tali controlli ricorderebbero da vicino, secondo la blogger cubana, quelli usati dal KGB russo. Mi sembra francamente l'ennesima esagerazione a cui la Sanchez ci ha ormai abituato nei suoi ripetuti attacchi nichilisti e in aperta sfida al regime castrista. Ma cosa pensa di ottenere? A parte il fatto che un dissidente, a quanto mi risulta, è colui che è vittima di una palese e grave violazione dei diritti fondamentali, come la perdita della libertà, la tortura, ecc., e non è il suo caso. Ma poi, da che pulpito vengono queste critiche della Sanchez alla polizia cubana? Da una persona che non ha valori morali e che pensa, erroneamente come del resto tanti che vivono in paesi occidentali cosidetti democratici, che libertà significhi poter fare e dire tutto quello che si vuole senza curarsi delle conseguenze. Forse che in questi paesi le polizie non controllano, non fanno indagini? Ma se è proprio questo il loro lavoro. Allora, in nome della libertà totale, e visto che la polizia cubana (come del resto le polizie di tutto il mondo, ndr), sarebbe, secondo la Sanchez, una specie di "grande fratello", perchè addirittura non abolirla? No, tutto ciò non ha senso, perchè libertà non significa impunità, libertà è innanzitutto rispettare la libertà altrui, o quantomeno non parlare in nome della maggioranza quando si è in minoranza, semplicemente perchè si è foraggiati da gruppi di interesse stranieri, vale a dire quelli della mafia cubano-americana di Miami.

Questo si chiama essere dei mercenari, lo sai o no, cara Yoani? Per me sei solo una pettegola ambiziosa che non puo' nemmeno candidarsi politicamente nel suo paese perchè ha la fedina penale sporca, a causa della sua precedente attività di prostituta, reato che la legge cubana considera molto grave e che punisce finanche col carcere. Ma poi, anche se ti candidassi, prenderesti ben pochi voti nella Cuba di oggi e tu lo sai.

Insomma, ormai dovremmo tutti aver capito che la Sanchez è una donna che punta al denaro facile, non la definirei nenche una giornalista, poichè i giornalisti professionisti sono equilibrati e scrivono notizie su tutto, non solo su argomenti che fanno comodo a loro. Forse nella Russia di Putin si che, come giornalista impegnata contro il regime, l'avrebbero aspettata sotto casa di notte e riempita di botte. Ma non a Cuba. E il governo cubano non dovrebbe nemmeno prendere dei provvedimenti di controllo in difesa del suo interesse nazionale? Io penso che ne abbia tutto il diritto. Yoani non prenda come esempio la Svizzera benestante, dove fra l'altro ultimamente la destra xenofoba imperversa, ma ci sono paesi in America Latina dove succede di molto peggio di quello che immagina, dai golpe militari alle polizie di stato che difendono gli interessi di gruppi privilegiati di potere o che annegano nel sangue ogni forma di protesta popolare. Ma forse è questa la polizia che Yoani vorrebbe per difendere brutalmente la sua libertà e il suo diritto di dissentire a Cuba.

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