mercoledì 12 gennaio 2011

La Germania vicina alla piena occupazione

L'Italia si arrabatta tra divisioni politiche, lotte mediatiche, stallo economico e famiglie allo stremo, situazione che sta rendendo il Belpaese sempre più povero e debole. Un recente dato ISTAT mostra che l'occupazione giovanile sfiora il 30%, quindi quasi un giovane su tre è senza lavoro!
Nel frattempo la Germania, a 21 anni dalla riunificazione, è quasi alla piena occupazione. E' la riprova, se ve ne fosse bisogno, che l'unione fa la forza, alla faccia delle recondite istanze secessioniste dei signori leghisti.
Come mai qui da noi le cose vanno diversamente dal resto dell'Europa, per non dire peggio, sebbene si appartenga tutti all'Unione Europea?
La risposta per molti italiani è ormai chiara, come lo è da tempo anche all'estero: l'Italia è governata da una classe politica e dirigente di egregi paraculi! E' questo soprattutto a fare la differenza, assieme al fatto che la prossimità chilometrica tra Italia e Germania non corrisponde a quella culturale. Ma com'è possibile, anche adesso che siamo uniti, che la Germania ancora ci sovrasti, a livello economico, a tal punto?
I casi sono due: o la Germania sta facendo il gioco sporco all'interno dell'U.E. o siamo noi che, culturalmente e intellettualmente, non riusciamo a crescere, che non riusciamo a cogliere dalle culture degli altri paesi il positivo senza farci influenzare dal negativo. Anzi a volte facciamo esattamente l'opposto.
Fidel Castro usava dire: "La union hace la fuerza y la fuerza hace la revoluciòn". In Italia invece l'unità non interessa quasi a nessuno, manca una propulsione ideale forte, forse perchè c'è stato chi per troppo tempo s'è approfittato e qualcun'altro che non ci ha messo un freno a tempo debito. La situazione è giunta così all'esasperazione attuale. Chiamiamola pure corruzione, leggerezza, avidità, superficialità, poca serietà, irresponsabilità, o anche egoismo, familismo, clientelismo...Stà di fatto che in Italia il bene comune come concetto base a tutt'oggi stenta a decollare. Si ha l'impressione di essere tornati ad una situazione antecedente il 1861, quando, prima dell'unità d'Italia, la conflittualità politico-territoriale era ai massimi livelli e ognuno, passatemi l'espressione, ballava con sua nonna. Almeno all'epoca la situazione si giustificava con secoli di dominazioni straniere che influenzarono molto diversamente l'identità culturale di nord, centro e sud d'Italia. Ma ora? Che sta succedendo?
La questione morale è indubbiamente alla base di tutto e viene da pensare che a fallire sia il nostro modello culturale più rappresentativo, ovvero quello di derivazione cristiano-cattolica. Le responsabilità della Chiesa sono certo numerose e investono la sfera sociale, politica ed economica italiana, a cominciare dal Concordato e dai vari trattati Stato-Chiesa. Ma non solo: c'è stato anche il perbenismo pseudo-liberale e la presa di posizione ufficiale negativa della Chiesa sul comunismo, nata dopo la prima guerra mondiale ed esplosa dopo la seconda, negli anni '50, quando l'influenza culturale nordamericana in Italia raggiunse il culmine. Ancora oggi il feroce anticomunismo di quegli anni fatica ad essere sorpassato (basti pensare alle esternazioni del nostro premier e dei suoi fedeli), nonostante la timida apertura culturale derivante dal pontificato di Papa Woytila. In un paese profondamente cattolico, l'interferenza, o a volte la mancata presa di posizione, della Chiesa in questioni tipicamente laiche e civili come la politica, il sesso, l'aborto, il divorzio, la contraccezzione, il ruolo della donna nella società, il lavoro, l'economia, la lotta alle mafie, per arrivare a cose più raffinate come l'educazione dei figli e la responsabilità collettiva, sono nodi che ci portiamo dietro e che non sono mai stati veramente risolti.

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