21 gennaio 2008
[...] elezioni generali, in cui si eleggeranno 1201 delegati delle assemblee provinciali e 614 deputati al Parlamento. Fra i candidati vi è un gran numero di donne, in un paese in cui le donne hanno guadagnato una partecipazione attiva in tutti i livelli della società.
Secondo Mayra Álvarez, membro della Commissione di Candidatura, a Cuba le cifre della partecipazione femminile alla politica sono in aumento e in queste elezioni la rappresentanza delle donne sul numero totale dei candidati raggiungerà livelli storici.
Cuba può vantare una “rappresentanza di candidati femminili tra i delegati provinciali del 40,8 per cento, molto superiore a quelle delle precedenti elezioni”, ha dichiarato in un’intervista con l’inviata di TeleSUR all’Avana, Patricia Villegas.
Alle ultime elezioni si era avuto il 37% di rappresentanze femminili. “Nell’Assemblea Nazionale, fra le candidature proposte al popolo che si voteranno domenica in maniera diretta e segreta, le donne sono il 43,16%”, ha precisato la Álvarez.
Fra i leader mondiali della partecipazione femminile
Si stima che nel mondo la media della rappresentanza femminile nei parlamenti sia del 17%, secondo quanto affermato dal membro della Commissione di Candidatura.
Ella sottolinea che “Cuba è, in questo momento, all’ottavo posto nel mondo e con questo numero di candidature femminili salirà al terzo posto nel mondo per presenza di donne in un Parlamento”.
La Álvarez insiste sul fatto che queste cifre si sono raggiunte senza bisogno di una legge sulle quote.
“Credo sia un riflesso del ruolo delle cubane, del successo che hanno ottenuto in tutti questi anni, di come siano rappresentate in tutti i settori della società”, commenta.
Per la rappresentante si tratta di una battaglia che ha avuto successo grazie soprattutto alla consapevolezza e all’educazione, “le persone riconoscono il ruolo della donna, la necessità che le donne siano rappresentate e partecipino nell’attività decisionale a tutti i livelli”.
La chiave sta nella partecipazione popolare
Mayra Álvarez ha anche descritto lo svolgimento del processo elettorale a Cuba, sottolineando che esso è fondato sulla partecipazione popolare a tutti i livelli, a partire dalle decisioni che si formano all’interno delle comunità.
Un aspetto importante è “la partecipazione delle comunità, a partire dai quartieri. E’ da lì che provengono i primi delegati e le prime delegate del Potere Popolare”, ha detto la rappresentante.
I candidati delle elezioni cubane sono nominati in modo libero e diretto dai propri stessi elettori, senza la mediazione di partiti politici. Sono indicativi per la nomina i valori umani e i meriti personali e sociali.
Vi è nell’isola una Commissione di Candidatura nazionale composta dai rappresentanti di tutte le organizzazioni di massa, di lavoratori, contadini, donne e studenti.
Questo sistema elettorale fu istituito nel 1976, quando attraverso un referendum i cubani decisero di dare all’isola una nuova costituzione.
Il partito non compare sulle schede elettorali
Fra le caratteristiche del sistema elettorale cubano, vi è il fatto che i partiti politici non partecipano alle elezioni. “Vi sono persone che sono militanti del partito (Partito Comunista) e altre che non lo sono. Chi realmente propone, nomina ed elegge i candidati a tutti i livelli sono i quartieri popolari e in un secondo momento le assemblee municipali”, spiega Mayra.
Secondo i dati, il 63 per cento dei candidati a queste elezioni è di nuova nomina. Delle persone elette nella scorsa legislatura, solo il 30 per cento è stato ricandidato.
“La maggioranza sono nuovi compagni e nuove compagne, come parte di un normale processo di rinnovamento, il che sottolinea, soprattutto, la continuità della rivoluzione, la continuità del compromesso di cubane e cubani con il nostro progetto sociale”, commenta Mayra Álvarez.
I mandati sono revocabili
A Cuba qualunque cittadino che abbia il pieno godimento dei diritti elettorali può nominare un candidato o essere proposto come tale. Allo stesso modo, tutti hanno il diritto di presentare esposti o proteste riguardo lo svolgimento del processo elettorale.
Per risultare eletti occorre ricevere la maggioranza assoluta dei voti durante lo scrutinio pubblico, aperto alla partecipazione di tutti. Gli eletti non ricevono alcun beneficio monetario dall’esercizio delle loro funzioni, ma devono rendere conto periodicamente ai propri elettori, i quali possono revocare il loro mandato in qualsiasi momento.
A Cuba, i maggiori di 16 anni che non abbiano incapacità mentale o legale sono inclusi automaticamente nelle liste dei votanti, senza ricorrere a procedimenti macchinosi. La lista degli elettori è pubblica e soggetta al controllo popolare.
Il voto è segreto, diretto, ma non obbligatorio. A differenza dei paesi in cui i militari sorvegliano le urne, nell’isola caraibica questa sorveglianza è affidata agli studenti delle scuole primarie.
Da parte sua, il presidente dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare di Cuba, Ricardo Alarcón, ha assicurato questo sabato di non essere preoccupato degli attacchi da parte dei governi reazionari, né di quelli del presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, poiché questa domenica i cubani dimostreranno che la loro democrazia è molto più partecipativa e diretta di quella di molti altri paesi.
Intervistato in esclusiva all’Avana dall’inviata speciale di TeleSUR, Patricia Villegas, Alarcón ha toccato diversi aspetti del processo elettorale nell’isola e ha sottolineato la trasparenza, l’impegno civico e la partecipazione delle donne.
Ha anche parlato delle critiche mosse alla Rivoluzione Cubana, riguardo la presunta assenza di libertà democratiche, secondo quanto affermato da Bush nell’ottobre dello scorso anno, quando egli annunciò una serie di misure volte a inasprire il blocco commerciale e dichiarò in spagnolo ai cubani: “Cuba será pronto libre”.
“A Cuba sì che si vota liberamente”, ha detto Alarcón paragonando il sistema elettorale rappresentativo nordamericano con l’ampia partecipazione popolare che caratterizza le elezioni a Cuba, dove i delegati politici nascono direttamente all’interno delle comunità.
“Una maggioranza molto ampia di cittadini cubani va a votare con fiducia, seleziona alcuni dei candidati e la maggior parte, ne sono certo, vota per tutti i candidati in lista”, ha detto riferendosi al cosiddetto “voto unito”.
Alarcón ha affermato di essersi divertito molto vedendo il presidente Bush parlare in spagnolo per esortare i cubani ad avere “fede” nella “libertà”.
“Era davvero una festa sentire Bush che diceva: ‘Io mi rivolgo a questi cubani che ora mi stanno ascoltando, forse a rischio della propria vita’. Ti immagini lo sghignazzo collettivo di tutta Cuba quando ha visto questo signore esprimersi in modo così scollegato dalla realtà?”, ha detto Alarcón.
Fortunate differenze
Secondo Alarcón, il fatto che l’anno elettorale di Cuba coincida con quello degli Stati Uniti “è un’opportunità in più per paragonare e studiare un sistema tanto diverso e, ovviamente, tanto ammantato di ideali democratici come quello nordamericano”.
“L’anno elettorale (negli USA) è appena cominciato e già abbiamo visto diversi candidati, piuttosto conosciuti, che hanno dovuto interrompere il loro percorso per aver finito il denaro, per non essere riusciti a raccogliere i fondi necessari per proseguire una campagna elettorale così lunga e costosa”, ha spiegato.
Il presidente dell’Assemblea Nazionale cubana ha ripetuto la frase di John Kerry, ex senatore del Massachusetts ed ex candidato alla presidenza: “Bisogna lasciar votare la gente”.
“Il fatto è che (negli USA) vi sono ostacoli che impediscono alla gente di votare. E lui (Kerry) si è riferito a due esempi concreti: si è riferito a una legge appena varata nello stato dell’Indiana che istituisce nuove restrizioni per l’accesso alle urne”.
In Nevada i negri non votano
“Ma Kerry ha detto che esistono altre restrizioni a danno dei democratici”, insiste Alarcón: “Vi è una gran quantità di operai neri che in Nevada non potranno votare, e non lo dico io, lo dice Kerry”.
“Il Nevada è lo stato le cui principali industrie sono il turismo, il gioco d’azzardo, gli alberghi. Tutta la zona di Las Vegas. Ciò vuol dire che molti lavoratori degli alberghi e dei casinò, che dovranno lavorare durante questo fine settimana (quando si terranno le primarie di partito), non potranno votare, salvo facilitazioni che consentano loro di votare nei luoghi di lavoro.
Il Partito Democratico, per le sue elezioni primarie, aveva accettato di offrire anche a questi lavoratori la possibilità di votare. Fino al giorno in cui al sindacato dei lavoratori culinari americani non è venuto in mente di appoggiare la candidatura di Barack Obama”.
“Allora, molto semplicemente, li hanno privati del diritto di voto. Come? Non permettendo che si possa votare negli hotel e in nessuno di questi luoghi”. “Questo equivale ad eliminare il diritto di voto”.
“Insisto, tutti i cubani hanno realmente la possibilità e il diritto di votare”, ha concluso Alarcón. “Potremmo anche condividere (ciò che dice Kerry), purché garantiscano al popolo americano questo elementare diritto”.
(dal sito rebelion.org, traduzione di Gianluca Freda, Fonte)
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