sabato 26 febbraio 2011

Berlusconismo: l'Italia che resiste (al cambiamento)


Berlusconi rappresenta l'ultimo bastione di una mentalità italica feudale, localista e antieuropeista che, in realtà, resiste ad un vero cambiamento in senso civile del nostro paese.

Qualcuno ancora si stupisce, o al peggio si indigna, di come l'Italia negli ultimi tempi sia stata fatta bersaglio di pungenti critiche e prese per i fondelli da parte di osservatori, politici, giornalisti e umoristi esteri, specie europei e soprattutto inglesi. Perchè questi italiani si stupiscono? Questo atteggiamento critico che viene dall'estero fa parte di quella cultura democratica e liberale che la maggior parte dei paesi civili ormai ha assimilato da diversi decenni, all'indomani di quella lezione assoluta del '900 che è stata la 2a guerra mondiale e soprattutto dopo la tragedia dell'ideologia nazifascista che ne fu la scintilla. Il Berlusconismo rappresenta invece il rigurgito di quell' italianità ottocentesca, primordiale, massonica, antimoderna, furba, cinica e mafiosa che la formazione di una cultura comune europea avrebbe dovuto seppellire già molto tempo prima dell'entrata nell'UE. Questi che ci governano, e assieme a loro molti di quelli che credono in loro, i loro elettori, rappresentano l'ultimo bastione di una cultura moribonda che avrebbe dovuto già essere seppellita e che invece, pur essendo ridotta in fin di vita, ancora resiste perchè si è alleata col potere più forte che c'è in Italia in questo momento, ovvero quello del denaro di Berlusconi.

Quei cartelloni "Silvio resisti" che sono apparsi sulle facciate dei palazzi, a mio parere rappresentano proprio questa resistenza di una parte dell'Italia al cambiamento, all'assimilazione ad una cultura e mentalità più europee, in cui di fatto siamo già immersi da tempo e che le menti più aperte e istruite condividono ormai da decenni. Una parte dell'Italia, insomma, non si è ancora rassegnata alla perdita della propria sovranità nazionale a favore di un unione politica sovra-nazionale. Ne hanno fatto una questione di potere; e invece avrebbe dovuto essere soprattutto una questione di allargamento dei propri orizzonti culturali. Forse noi italiani, e non siamo certo gli unici in Europa, non eravamo pronti per questo alto livello di democrazia rappresentativa continentale e d'altra parte, l'UE ancora non incarna quell'autorità, o meglio quell'autorevolezza, per imporre ai paesi membri un reale cambiamento, un'assimilazione delle diverse mentalità comunitarie per trovarne i punti di contatto utili alla gestione della casa comune europea. Penso che ci vorrà ancora molto tempo per vedere soccombere definitivamente questa odiosa "ideologia italica" superficiale e truffaldina incarnata nel Berlusconismo, quel certo atteggiamento mafioseggiante, amorfo, omertoso e amorale imperante dalle nostre parti, quello per cui, ad esempio, un paese come la Germania, ci giudica in maniera particolarmente negativa. E giustamente aggiungo io, visto che è una mentalità intrisa di corruzione, disprezzo per lo Stato e per la cosa pubblica, clientelismo, localismo...C'è da chiedersi: a quando l'alba di una mentalità più evoluta ed etica nel nostro paese, a quando una società civile degna di questo nome, più matura e coesa dal basso, a quando un maggiore rispetto delle regole e una reale condivisione della cultura della legalità?

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