mercoledì 19 gennaio 2011

Berlusconi e il ricatto del debito pubblico: "se cadesse il governo gli interessi schizzerebbero dal 4% al 6%"

Berlusconi ha dichiarato che se si dimettesse "gli interessi sulle emissioni del nostro debito pubblico schizzerebbero da meno del 4% a più del 6%. E sarebbero interessi che dovrebbero pagare tutti gli italiani con un aumento delle tasse". Come dire: "dopo di me il vuoto".

Dall'alto del suo egocentrismo da ultimo imperatore, Mister B. pensa di essere indispensabile all'Italia, pressocchè insostituibile.
La sua tesi è che, se se ne andasse lui, il Paese crollerebbe a pezzi, che senza la sua presenza, l'Italia avrebbe un ineluttabile vuoto di potere o una sostanziale ingovernance. Ma non è affatto così: la nostra democrazia non è così immatura, non siamo la Tunisia e per fortuna esiste un'altra Italia oltre quella di Berlusconi. Quindi non si preoccupi, se cadesse questo governo vi sarebbe un immediato avvicendamento, qualcun'altro prenderebbe il suo posto e lo farebbe finalmente cominciando ad affrontare i problemi reali della gente.

Tuttavia questa ennesima dichiarazione del premier fa pensare. Cosa sa Berlusconi che noi non sappiamo sulla relazione, da lui testè ammessa, tra la sua uscita di scena e l'aumento del debito pubblico italiano? Si verificheranno quei famigerati attacchi speculativi della finanza internazionale al nostro Paese? Se così fosse, come non pensare ad un collegamento con la tesi circolante in rete di un complotto massonico-finanziario su scala mondiale che avrebbe come fine l'assolutismo e la riduzione in schiavitù della maggioranza della popolazione del pianeta?

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