domenica 8 luglio 2012

Raul Castro ad Hanoi e Pechino per imparare come si diventa ricchi

Pechino,  6 luglio 2012 - Il presidente cubano Raul Castro
e il vice presidente cinese Xi Jinping si stringono la mano.

Viaggio di otto giorni fra le capitali comuniste d'Oriente dell'85enne presidente cubano: apparentemente per rafforzare le relazioni commerciali, in realtà vorrebbe conoscere meglio l’esperienza di paesi in cui capitalismo e socialismo sono stati integrati a beneficio dell'economia e del benessere collettivo.

di Silvestro Rivolta

L’AVANA - Il Presidente cubano Raul Castro è arrivato sabato ad Hanoi, capitale del Vietnam, per ben quattro giorni di visita, dopo averne spesi altrettanti in Cina. Il motivo della visita sarebbero degli accordi commerciali. Cuba ha un volume di scambi di circa 274 milioni di dollari con il Vietnam e di 1,8 miliardi di dollari con la Cina.

In realtà, Raul Castro ha senz’altro un forte bisogno di rinforzare i rapporti con i partner economici, a causa – ma non solo – del regime di embargo imposto dagli Stati uniti a Cuba. Secondo molti analisti il Presidente cubano vorrebbe conoscere meglio l’esperienza di paesi in cui capitalismo e socialismo sono stati integrati a gran beneficio dell’economia e del benessere collettivo. Già nel 1997, durante un viaggio in Cina, Raul aveva elogiato la scelta del gigante asiatico di mischiare socialismo e liberalizzazioni di mercato. Oggi penserebbe di intraprendere la stessa strada per Cuba e cerca tecnici, operatori, esperti finanziari.

Ad Hanoi Castro ha quindi incontrato il capo del Partito comunista Nguyen Phu Trong, al palazzo presidenziale di Hanoi. Ha poi parlato con il presidente Truong Tan Sang e il primo ministro Nguyen Tan Dung. «Le nostre relazioni – ha dichiarato Castro – si sono sviluppate negli anni, basandosi sulle nostre ricche storie. Quando un Paese ha bisogno ci aiutiamo gli uni con gli altri, e noi condividiamo molte opinioni comuni sui temi globali», ha detto.

Raul Castro, già arrivato alla soglia degli 85 anni, aveva visitato l’ultima volta il Vietnam nel 2005. Allora era ministro della Difesa, incarico che ha ricoperto dal 1959 al 2008, quando ha sostituito il fratello Fidel Castro alla Presidenza. Il Vietnam fornisce a Cuba gran parte delle riserve di riso, risorsa cruciale per i cubani. Da anni infatti il cibo è razionato e distribuito con tessere personali e il riso è uno degli elementi base della dieta della popolazione.

In Cina, invece, Castro ha avuto colloqui con l’intero stato maggiore della Repubblica popolare. Ha incontrato il Presidente Hu Jintao e altri leader politici. Hu lo ha accolto con una cerimonia di benvenuto nella Grande Sala del Popolo, sede delle cerimonie ufficiali e degli incontri del Congresso nazionale del popolo. Secondo i media di stato cubani, ad accompagnarlo c’era il vice presidente Ricardo Cabrisas Ruiz e il ministro degli Esteri Bruno Rodriguez. Prima di partire la delegazione cubana ha incontrato anche il premier Wen Jiabao, il vice presidente Xi Jinping, e il vice premier Li Keqiang.

Riservati gli argomenti dei colloqui. Probabile però che si sia discusso di commercio: Cuba è il principale partner commerciale della Cina nei Caraibi. Sono stati infine firmati una serie di accordi per sostenere lo sviluppo della tecnologia e del servizio sanitario. Hu ha anche assicurato l’apertura di una linea di credito a zero interessi per sostenere lo sviluppo dell’agricoltura, l’ammontare del quale non è stato reso pubblico. La Cina ne uscirà senz’altro rafforzata come partner commerciale fondamentale di Cuba.

A Cuba dal 2008 Fidel Castro ha ceduto il potere al fratello Raul, che ha avviato una fase di riforme, seppur timide e senza entusiasmo. È stata però allentata la repressione dei dissidenti, vi sono state aperture alla libertà religiosa e al libero mercato. Tutti segnali di discontinuità che non si è voluto cogliere, per cui l’isola resta soffocata dall’embargo imposto dagli Usa nel 1961 e rafforzato successivamente. Questo ha gravato pesantemente sul commercio e sullo sviluppo in tutti i campi, per l’estrema difficoltà ad importare qualunque bene negli Stati uniti, che oltre a essere un enorme, ricco mercato è anche geograficamente lo Stato più vicino all’isola.


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